Già dallo scorso anno, da quando arrivò sulla panchina della prima squadra biancoceleste, Simone Inzaghi è stato chiamato a fronteggiare impegni decisivi, ad organizzare ed a preparare la squadra in vista di gare delicate contro squadre d’alta classifica.
Nella passata stagione il tecnico piacentino dovette da subito affrontare in trasferta la capolista Juventus e in casa l’Inter. In entrambe le occasioni, la squadra laziale si schierò con il 4-3-3 raccogliendo però, due risultati completamente diversi: una sconfitta in terra piemontese, e una vittoria per 2 a 0 contro i neroazzurri.
In questa nuova edizione della Serie A TIM la squadra biancoceleste ha già affrontato tre squadre di vertice: la Juventus, il Milan e il Napoli. Una costante: il modulo, il 3-5-2.
Contro la squadra bianconera, alla seconda giornata di campionato, Inzaghi schierò per la prima volta la sua squadra con il 3-5-2: in quell’occasione, le due corsie esterne furono ricoperte da Lukaku e Basta, due terzini naturali con doti anche di spinta. L’obiettivo era costringere ed impegnare gli esterni juventini, anch’essi schierati con il 3-5-2, nella fase difensiva. A portare il pressing nell’area bianconera ci pensò Lulic che, in una posizione più avanzata del centrocampo, giocò quasi alle spalle dei due terminali offensivi Felipe Anderson e Immobile.
Altra big, il Milan, stesso modulo: il 3-5-2. Per sfatare il tabù di San Siro, Inzaghi si affidò nuovamente alla difesa a tre, schierando sugli esterni il solito Basta e Lulic. Quest’ultimo al posto di Lukaku, per avere in fascia una pedina duttile e in grado, qualitativamente, di svolgere allo stesso modo entrambe le fasi di gioco. Al centro dell’attacco Immobile e Djordjevic, sacrificando Felipe Anderson e Keita, preferendo la verticale centrale del campo.
E poi il Napoli, sempre con il 3-5-2. Questa volta però il tecnico piacentino della Lazio cambia il pacchetto difensivo: due centrali come Wallace e Radu al fianco di Basta, terzino naturale con il compito al San Paolo di aggredire alto Insigne. Sugli esterni Felipe Anderson e Lulic; il primo di natura prettamente offensiva, è stato chiamato per l’ennesima volta a sacrificarsi per il bene della squadra, ad abnegare la prestazione personale e i virtuosismi per lasciar spazio alla concretezza e alla funzionalità del singolo. Un modulo questa volta disegnato per consentire alla squadra di modellarsi in corso d’opera: Basta scivola a destra, Lulic scala basso a sinistra e Felipe si alza. Ed è 4-3-3.